martedì 30 novembre 2010

Grafologia dell'età evolutiva

Questa branca della grafologia si occupa dello studio, durante l’età dello sviluppo, del bambino e dell’adolescente attraverso la propria produzione grafica, la quale ha inizio con lo scarabocchio (vd. post precedenti), prosegue con il disegno, fino a raggiungere la fase della scrittura vera e propria.
Infatti, sia dello scarabocchio, che del disegno possono essere individuati e interpretati gli aspetti della pressione grafica, della curvilineità o angolosità dei tratti, che individualizzano l’espressione grafica del bambino, permettendo di evidenziare più precocemente la struttura neurofisiologica, la dinamica psicomotoria ed i ritmi di base della personalità dello stesso, ancorché in formazione.
Fermo restando che, fin quando la scrittura non acquisisce un minimo di automatizzazione, la stessa non può considerarsi passibile di interpretazione grafologica completa, risulta comunque problematico, nel caso di individui in fase evolutiva, tracciare un quadro esaustivo e definitivo di personalità, perché la grafia è soggetta a cambiamenti frequenti, quanto profondi e repentini, che rispecchiano le trasformazioni ed i passaggi dell’età della crescita.
Detto ciò, lo studio grafologico dei soggetti in età evolutiva va considerato comunque di grande utilità non solo per comprendere la loro dinamica di crescita, ma anche per offrire indicazioni pedagogiche atte ad orientare lo sviluppo delle potenzialità ed il recupero in eventuali situazioni di disagio.
Quello dell’età evolutiva rappresenta indubbiamente un settore non ancora sufficientemente diffuso e praticato, ma crescentemente sperimentato ed indagato dai grafologi specializzati, il cui contributo comincia ad essere richiesto anche all’interno delle scuole pubbliche, specie per la comprensione dei casi di disadattamento e difficoltà scolastici.

domenica 28 novembre 2010

Origini dello scarabocchio

L'uomo primitivo ha lasciato un segno della sua presenza attraverso impronte, lasciando scorrere le dita sull'argilla o tracciando il contorno della mano appoggiata sulla parete di una caverna. Questi segni ancor oggi stupiscono, ma pensiamo alla meraviglia che l'uomo dovette provare di fronte all'attività che gli era permessa dalla sua stessa mano.
E' la stessa meraviglia che prova il bambino quando, per affermare la propria esistenza e per dar voce ai propri pensieri,lascia dei segni sul foglio, una traccia concreta e tangibile del suo stesso essere.
Alcuni artisti contemporanei (es. Jackson Pollock) mantengono un contatto specifico con lo scarabocchio, in quanto è un tipo di gestualità che, nel percorrere una traccia apparentemente informe sul foglio, rivive il gesto primitivo legato alla possibilità di eprimersi, di lasciare un'impronta.
I bambini, quindi, con lo scarabocchio celebrano l'origine della scrittura. Da questo semplice, ma significativo, gesto ha origine l'avventura, il momento di costruzione del linguaggio scritto che diventerà comunicazione. E' come un "cordone ombelicale" simbolico che permetterà al bambino di sentirsi unito alla propria famiglia e nel contempo alla ricerca della propria, graduale, autonomia.
La mano libera del bambino, percorrendo il foglio in lungo ed in largo, non scrive parole, ma lascia una traccia, un'espressione, la sensazione di esistere ed una gran voglia di mostrarlo a tutti.

Analisi dello scarabocchio nei bambini


PREMESSA
Tutti viviamo almeno tre vite: una reale, una immaginaria e una non percepita. Ma succede che i figli, e non solo quelli piccoli, appartengano proprio a quel tipo di vita che i genitori non riescono a cogliere. E il tempo che passa aggrava la crisi: man mano che l'età dei sogni sfuma, l'adulto cede al fascino di un universo sempre più logico e razionale. Segue automaticamente i propri modelli, convinto che lo traghettino verso una maturità compiuta. Ma il vero universo è sempre un passo al di là della mera logica e, alle volte, per esplorarlo basterebbe mettersi all'ascolto degli altri, a cominciare dai più piccoli.
Ognuno conserva, vivacissimo, qualche trauma nella sua mente. Ad esempio, non è raro che una mamma o un papà mi raccontino dello smarrimento provato, il giorno in cui, al ritorno dall'ufficio, si sono accorti che il loro pargolo aveva sporcato con il pennarello rosso mezzo appartamento. La via più semplice, in tale situazione, sarebbe quella di stendere un preventivo per rifare la tappezzeria, ma evidentemente l'intervento opportuno sarebbe quello di approfondire cosa sia passato nella testa del bambino in quel preciso momento. Se, infatti, l'adulto è distratto, il bambino è costretto a forzare il proprio linguaggio.

I TEST PROIETTIVI CARTA-MATITA
Ogni disegno è espressione della persona che lo esegue. Pensiamo al bambino piccolo: già a 2/3 anni scarabocchia, tira righe, lascia segni sul muro o dovunque gli capiti, traccia ghirigori sulla sabbia o sul pavimento; con le dita se ha il gessetto, con uno stecchetto se non ha la matita. Così facendo egli scrive, anzi parla: quei segni che a prima vista sembrano macchie illegibili, sono invece discorsi assai eloquenti che il bambino rivolge, primi fra tutti, alla mamma ed al papà.
Ogni tratto ha una sua connotazione: una conferma si ha quando si chiede al piccolo di raccontare ciò che ha disegnato: "Questa è la maestra, questo è il cane, qui c'è il sole e qui ci siamo io e la mamma". E pensare che sul foglio possono esserci anche 50 segni pess'a poco uguali, ma ognuno assumerà agli occhi del bambino un significato differente. Insieme, tutti questi tratti compongono una storia: la storia dei desideri, delle emozioni, delle paure della crescita, con tutte le sue tappe, i suoi ritmi biologici e psicologici, proiettata sul foglio: ecco perchè questi test vengono comunemente definiti "TEST PROIETTIVI CARTA-MATITA".
Così l'autore del disegno dialoga con il mondo degli adulti: sta a loro, ai grandi, scoprire il filo di questo complesso, quanto affascinante, discorso. Con il buon senso e soprattutto con l'affetto sapremo sempre interpretare quei segni che non sono mai poca cosa. Quando un bambino ti mostra un foglio scarabocchiato, ti sta mostrando parte del suo mondo, di se stesso.
Ovviamente il disegno infantile aiuta anche il bambino ad esercitarsi nell'uso della matita ed a sollecitare un'equilibrata coordinazione dei movimenti; insegna ad abituarsi ad adoperare uno spazio prestabilito,a comunicare idee ed impulsi (pertanto non andrebbe mai sgridato nel caso in cui disegni su ciò che ha trovato a porata di mano, ma bisognerebbe fornirgli carta e matite colorate in quantità. I bambini che sono messi in condizione di disegnare saranno meno impacciati nei movimenti ed avranno una maggiore facilità ad esprimersi. Non a caso grafologi, psicologi e neuropsichiatri infantili utilizzano proprio il disegno come mezzo privilegiato per indagare i disturbi della crescita.

INTERPRETAZIONE
Che cosa bisogna osservare?
Quando una bambino scarabocchia, manda un'infinità di messaggi che occorre imparare ad osservare per dare loro il giusto valore nell'interpretazione. Ciò vale sia per gli educatori sia per i genitori, ed è indispensabile per non commettere errori. Si osservi, quindi, l'impugnatura con la quale il bambino tiene la penna, lo spazio occupato, il punto di partenza sul foglio dove inizia a disegnare, il tratto lasciato sulla carta, la pressione con la quale calca sul foglio, la forma che lo scarabocchio assume.

IMPUGNATURA. Occorre valutare se questa si presenti sciolta oppure costretta. Nel primo caso essa riflette una motricità libera e rilassata; nel secondo esprime una contrattura muscolare, conseguenza di tensioni di vario genere. E' corretto educare, quindi, il bambino ad una giusta impugnatura, pur senza forzature e imposizioni; ne trarrà vantaggio l'intero sistema neuro-muscolare e psicomotorio.

SPAZIO. "Molto pieno" indica confidenza, espansione, estroversione, voglia di crescita. "Poco pieno" mette in evidenza un bimbo pauroso, inibito, introverso, timido.

PUNTO DI PARTENZA. Normalmente il bambino dovrebbe partire dal centro del foglio, in sintonia con il proprio modo di percepirsi al centro del mondo. Se ciò non accade può essere dovuto ad inibizioni o timidezza. E' importante che nei primi anni di vita egli possa soddisfare la naturale necessità di sentirsi centro dell'attenzione del mondo.

TRATTO. Può presentarsi deciso e sicuro o, al contrario, tremolante ed incerto. Ciò può segnalare: nel primo caso, libertà di muoversi, di sporcarsi, di esplorare e, di conseguenza, di disegnare; nel secondo caso indecisione e timore di imbrattare, paura della disapprovazione e del rimprovero o potrebbe essere legato ad un'educazione che impone un'eccessiva attenzione per la pulizia.

PRESSIONE. Il gesto grafico può essere leggero o marcato. Un tratto appena percettibile mette in evidenza una natura sensibile e corrisponde ad un comportamento simile anche nel gioco e nella vita di tutti i giorni. Un tratto marcato, invece, indica forte energia, buona vitalità e necessità di ampi spazi per muoversi.

FORMA. Il cerchio, l'angolo, le linee ed i puntini sono tutte espressioni di un modo di porsi nel mondo, di percepirsi e di espandersi.